Sottoporsi nella preparazione invernale a massacranti programmi di potenziamento muscolare stressa inutilmente l’organismo. Fare 100 kg di squat non serve per una lunga serie di motivi. Il primo è di tipo funzionale: quando pedaliamo non esprimiamo la nostra forza con gli stessi angoli e la stessa velocità che utilizziamo quando pedaliamo. Il secondo è che un aumento esagerato della muscolatura metterà sotto stress il sistema cardiovascolare che dovrà poi “nutrire” durante lo sforzo una tale massa. Lavori specifici di potenziamento sono utili invece per altri motivi. Una modesta ipertrofia ad esempio permette al muscolo di accumulare più glicogeno e, poiché sappiamo, che a parte quello epatico (del fegato) il glicogeno usato durante la performance è quello del distretto muscolare stimolato, averne una quota extra potrebbe rivelarsi molto utile. Come in tutte queste attività la presenza di un professionista dell’allenamento è fondamentale per individuare il giusto compromesso stress allenante e risultato atteso.
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RIPOSARE PER MIGLIORARE
Negli sport di resistenza si dice (e non a caso) che gli atleti godano di una buona longevità prestazionale. Questa affermazione trova la sua principale spiegazione nel fatto che essendo il gesto di uno sport di resistenza per definizione submassimale è possibile per l’atleta esprimere quel livello di prestazione per un tempo molto lungo. La prestazione di un atleta trentenne è sicuramente migliore di quella di un atleta quarantenne ma non quanto ci potremmo aspettare. Allora se non c’è un decadimento prestazionale così evidente perché gli atleti si ritirano mediamente prima dei quarant’anni? La risposta è semplice: la minor produzione ormonale costringe gli atleti più avanti con l’età a osservare periodi di riposo tra uno stimolo allenate e l’altro via via sempre più lunghi. Avere periodi di supercompensazione più lunghi porta di conseguenza a dover programmare periodi di preparazione più lunghi per arrivare al top della forma e questo non è compatibile con i calendari agonistici dei professionisti. Tra le righe infine questo spiega perché molti atleti a fine carriera (più di altri) ricorrano a pratiche di doping ematico; se artificialmente aumento l’ossigenazione del sangue mantengo ridotti i tempi di recupero, posso allenarmi intensamente più spesso e, in ultimo, posso far evolvere la mia condizione più rapidamente.
LO SVILUPPO ARMONICO
La catena è risaputo si rompe sempre nell’anello più debole. Il nostro corpo non fa eccezione e il ciclista che non cura lo sviluppo armonico del proprio corpo e della propria performance è destinato a farne esperienza. A cosa può servire avere molta più “spinta” se poi non abbiamo di pari passo adattato anche la parte cardiovascolare? Il ciclismo è uno sport di resistenza e per eccellere in questo tipo di prestazioni è necessario che tutte le componenti lavorino insieme senza che una “stressi” tutte le altre. Il rischio in questi casi è che la parte più forte porti ad un esaurimento anticipato le altre che non sono state adeguatamente preparate al tipo di sforzo richiesto. Per quanto abusato l’esempio dell’auto di piccola taglia a cui si potenzia il motore senza adattare cambio, trasmissione, sospensioni e gomme, rende molto bene l’idea di cosa si rischi a trascurare la necessità di uno sviluppo armonico di corpo e prestazione.
L’IMPORTANZA DELLA PREPARAZIONE ATLETICA
Avviandosi al termine di una stagione è naturale che si inizi a pensare alla successiva evitando di commettere gli errori che ci hanno condizionato nell’esprimere al meglio la nostra prestazione. Ebbene in questo processo sono pochissimi gli atleti e gli appassionati che si preoccupano di impostare un buon programma di atletizzazione. Il ciclismo, con buona pace di tutti, non è uno sport completo o almeno non lo è nel senso di uno sport che stimola in egual maniera tutti i distretti muscolari del nostro corpo. Ci sono distretti muscolari come gli arti inferiori che vengono sollecitati dinamicamente ed altri come schiena e braccia che vengono sollecitati staticamente. Poiché si creano grandi squilibri tra i distretti stimolati dinamicamente e quelli invece stimolati staticamente è fondamentale nel passaggio tra una stagione e l’altra provvedere a riequilibrare la prestazione di tutti i distretti. Questo significa sì potenziare ma anche e soprattutto elasticizzare quelle parti del nostro corpo che per postura o per gesto sportivo sono sollecitate in modo statico durante tutta la stagione. Per un ciclista due esempi riguardano la fascia lombare (sollecitata orizzontalmente) e la fascia dorsale (tipicamente iper-estesa). Porre rimedio a queste problematiche tra una stagione e l’altra non solo permette di incorrere meno frequentemente in infortuni ma anche di esprimere molto meglio le proprie prestazioni.
Massimiliano Miglio
PREPARATORE ATLETICO